terapista occupazionale in tutta ITALIA

Spett.Le

DIREZIONE DEL PERSONALE

Spinea, 5 marzo 2013

La sottoscritta porge domanda a codesta società per poter collaborare con Voi, anche a tempo determinato o per eventuali sostituzioni di personale assente, in qualità di terapista occupazionale.

La Terapia Occupazionale, professione sanitaria che richiede una laurea triennale abilitante, appartenente alla facoltà di Medicina e Chirurgia, si focalizza nel cercare di rendere il più autonoma possibile una persona di qualsiasi età, che presenta una disabilità temporanea o permanente, fisica e/o psichica, acquisita o congenita, attraverso la collaborazione e il rapporto terapeutico reciproco tra operatore sanitario e paziente e/o caregiver. In tale modo, si interviene su ciò che effettivamente è d’interesse per la persona, si compiono delle modifiche nello svolgimento delle ADL e/o nell’ambiente in cui la persona vive. Si possono insegnare delle strategie al paziente, fornire ausili e istruire anche i caregivers, nel momento in cui si renda necessaria l’assistenza da parte di terzi.

I campi d’azione sono vasti ed è possibile lavorare in stretto contatto con figure riabilitative (in particolare con i fisioterapisti) e in reparti come: Medicina Fisica e Riabilitativa, Neurologia, Ortopedia e Traumatologia, Fisiatria, Pediatria, Geriatria, Chirurgia della mano, Terapia Antalgica, Psichiatria, CSM.

Tutto ciò può essere svolto già durante la fase di ricovero ospedaliero ma può (e anzi, dovrebbe) essere continuato nella fase del ritorno a domicilio, poiché, effettivamente, è in tale momento che ci si andrà a scontrare con la realtà e con le effettive difficoltà.

Nell'ambito della promozione della salute e della prevenzione primaria, sempre più spesso il terapista occupazionale offre sostegno anche a familiari, datori di lavoro, aziende e istituzioni nella ricerca delle migliori modalità di allestimento degli spazi vitali e professionali.

Questa mia proposta è subordinata al fatto che, purtroppo, attualmente la situazione sanitaria è in evoluzione e i pazienti non possono più contare su ricoveri ospedalieri prolungati; ciò comporta per il paziente il precoce ritorno al proprio domicilio, dovendo quindi venire a “scontrarsi” con quelle che sono le proprie effettive difficoltà nello svolgimento delle attività della vita quotidiana (lavarsi, vestirsi, preparare un pasto e, in generale, quelle che chiamiamo ADL, Activities of Daily Living). Il paziente non sempre può essere istruito in modo completo su tutto ciò che dovrà affrontare e potrebbe non essere “preparato” al ritorno nella propria comunità e nella propria famiglia. Nel caso in cui il paziente, inoltre, non fosse in grado di gestirsi in maniera autonoma, ma dovesse necessitare di un portatore di cure (un caregiver), tale persona potrebbe essa stessa non essere istruita sui migliori metodi per prestare la propria assistenza in modo pertinente e anche, aggiungerei, il più sicuro ed efficace possibile per sé e per l’assistito.